Pirlolandia e il 3+1+2+2+2: perché definirlo fenomeno?

Pirlolandia e il 3+1+2+2+2: non c’è bisogno di un altro Guardiola

un centrocampista per Pirlo
Andrea Pirlo. © Getty Images

Fa sicuramente discutere l’articolo riportato sul ‘Corriere della Sera’ in questa ultime ore. Si parla di Pirlo che avrebbe inventato un calcio nuovo. Ciò ci lascia parecchio perplessi per tanti motivi. Nell’articolo si fa riferimento alle colpe della Juventus per non aver allestito una squadra competitiva in questa stagione, non per il suo allenatore (arrivato in fretta e furia e probabilmente anche per caso visto che avrebbe dovuto allenare l’Under 23, almeno è ciò che è stato spiegato ai tifosi dal momento del suo acquisto) ma per questa stagione; la precisazione ci sembra d’obbligo perché è innegabile come la promozione di Pirlo sia stata una sorpresa per tutti e non annunciata come prima scelta per la prima squadra. Inoltre, le evidenti difficoltà nel compiere un mercato adeguato, oculato e idoneo con i programmi e gli obiettivi prefissati, sono sotto gli occhi di tutti a causa dell’emergenza covid e il conseguente slittamento delle date di fine torneo scorso e di inizio stagione corrente. E di questo Pirlo non può averne colpa, solo la società può avere qualche comprensibile responsabilità coperte da tantissimi alibi.

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Pirlolandia e il 3+1+2+2+2: ”Ha inventato un nuovo calcio”

Assodato che l’attuale tecnico della Juventus non ha alcuna colpa sulle lacune della rosa, ci soffermiamo sull’affermazione ”non ha avuto una grande squadra” (ci sembra uno scherzo visto che molti addetti ai lavori ritengono il gruppo bianconero qualitativamente più forte di tutte le altre squadre): si parla di circostanze societarie che hanno portato Pirlo a trovare ”una serie di soluzioni quasi senza precedenti: a Pirlo è stata data una squadra incompleta e sbagliata”. Nel corso dell’ultima sessione estiva sono stati ceduti Pjanic, Emre Can, Romero, Rugani, Douglas Costa, Higuain, Matuidi, Mandragora, De Sciglio, Luca Pellegrini, Khedira e Pjaca. Sono arrivati Morata, Chiesa, Kulusevski, McKennie e Arthur più la promozione in prima squadra di alcuni giovani come Frabotta, Dragusin, Fagioli e Portanova, elementi in cui la società crede e a cui ha voluto dare una chance dopo l’esperienza nell’Under 23. Nella lista delle cessioni appaiono molti giocatori che avevano ormai concluso il loro ciclo in bianconero ma alcuni profili, col senno di poi, sarebbero stati molto utili per non lasciare troppo scoperti alcuni ruoli.

Alla luce di ciò, si può parlare di squadra incompleta ma non di squadra sbagliata: ogni acquisto è arrivato per motivazioni tecniche ben precise, almeno nei piani iniziali della società. Come si legge nell’articolo del Corriere, ”Arthur è un buon regista molto simile a Pjanic”. Arthur ha preso il posto nella rosa di Pjanic ma si sapeva dall’inizio che non avrebbe ereditato il ruolo del bosniaco: il brasiliano è un abile palleggiatore e nel Barcellona ha dato il meglio di sé come mezzala sinistra, ruolo in cui è stato riscoperto recentemente dallo stesso Pirlo che ha ammesso di aver avuto un abbaglio, in quanto dall’inizio è stato reputato un regista. É sicuramente un ruolo che può svolgere ma non è la posizione preferita dell’ex Gremio.

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Pirlolandia e il 3+1+2+2+2: ”Questo è un calcio nuovo, a fisarmonica…”

”Kulusevski non è un’ala, non c’entra niente”. Affermazione opinabile. Nel Parma ha disputato una stagione strepitosa agendo come un giocatore offensivo a tutto campo, dunque con piena libertà d’azione e alla ricerca della posizione per lui più congeniale a seconda delle varie situazioni di gioco. Eppure molto stesso faceva male proprio sulla fascia destra accentrandosi sul sinistro per poter calciare. Tipica azione da ala. Però non c’entra niente… E’ vera l’affermazione ”meno spazio gli dai e più lo limiti, ha bisogno di corridoi grandi”. Vero, verissimo: è imprendibile. Ha gamba e strappi da velocista, assolutamente devastante nello spazio. Ma storciamo il naso per la disamina precedente. Mentre ci troviamo d’accordo sull’aver ”inventato Danilo centrale e Alex Sandro stopper di sinistra”.

Tuttavia, facciamo fatica a capire il seguito: ”Ha provato tre difensori più Cuadrado, poi Bentancur più Rabiot, poi una terza linea con Ramsey e Chiesa, infine la linea dei due attaccanti. Cioè 3+1+2+2+2: questo è calcio nuovo, con spazi diversi, a fisarmonica, forse da correggere, ma è nuovo. Quando ha scelto i tre centrocampisti per togliere Chiesa dalla sovrapposizione con Ronaldo (ed è stato il momento in cui Chiesa è esploso) si è accorto che non aveva più riserve nel mezzo, i titolari erano già tutti in campo. Questo è stato il primo dei grandi vuoti della squadra. Poi la terza punta, Kulusevski costretto centravanti, Ronaldo e Morata senza una riserva. Questi sono limiti di nascita non portati dall’allenatore. Pirlo ci ha lottato contro e trovato idee per chiudere i danni. Ha fatto perfino esordire quattro ragazzi: quando mai era capitata una necessità del genere?”

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Pirlolandia e il 3+1+2+2+2: perché non un comunissimo 3-5-2?

La difficoltà evidente sta nel capire la pseudo analisi che tenta di spiegare l’idea del 3+1+2+2+2. Si parla di un calcio nuovo e di una diversa copertura degli spazi; manca però un’approfondita analisi tattica, senza la quale non potremo mai capire questa nuova idea di calcio. Noi che siamo dei comuni mortali abbiamo semplicemente notato che Pirlo ha usato principalmente due moduli: dal 4-4-2 è dovuto passare ad un 3-5-2 senza inventare nulla ma adattandosi alle diverse necessità: infortuni e squalifiche in primis, dunque alle assenze, successivamente ai cali di forma e ai ruoli scoperti precedentemente citati e non colmati dall’intervento della società. Il tecnico avrà sicuramente esposto ai suoi i propri princìpi di gioco, lavorato sulle sue idee che riteneva più opportune gara dopo gara. La bravura del tecnico, secondo noi, si evidenzia quando riesce a trovare la giusta alchimia tra le caratteristiche dei giocatori a disposizione e l’idea di calcio che esalta le stesse, non sono i giocatori che devono adattarsi al modulo ma viceversa. Tra le tante difficoltà, Pirlo ha dato una dimostrazione di adattamento, talvolta di bravura, poiché ha scoperto la duttilità di Danilo come centrale di difesa e come mezzala e ha inventato Alex Sandro come terzo di sinistra nella difesa a 3, esperimenti cercati e riusciti solo per necessità virtù, non per la necessità di voler essere un fenomeno come alcuni vogliono forzatamente definirlo. Pirlo non ha certo bisogno di essere additato come fenomeno della panchina quando è il primo a sapere di non esserlo, poiché tutti coloro che conoscono il calcio sanno perfettamente che chiunque ha bisogno di un periodo di apprendistato, di ambientamento come si suol dire, prima di saper padroneggiare il proprio ruolo e rendere efficaci le proprie competenze calcistiche, soprattutto come allenatore. La Juventus non cerca un nuovo Guardiola né Pirlo vuole esserlo, la Juventus cerca solo di formare in casa un tecnico che ha delle capacità e delle potenzialità da poter sfruttare ora e soprattutto in futuro, con la fortuna di guidare una rosa comunque di prim’ordine nonostante le lacune descritte. Ecco perché non c’è bisogno di un altro Guardiola o di voler sponsorizzare un nome importante e definirlo fenomeno prima ancora di dimostrare di esserlo; solo il tempo dirà chi avrà ragione e solo il campo è l’unico ad emettere il giudizio definitivo ed insindacabile, non alcune considerazioni puramente soggettive e prive di fondamento spacciate per competenze calcistiche.

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