FIRENZE – Intervistato dal ”Corriere dello Sport”, Chiesa ha parlato della sua crescita in viola e del suo futuro: “A casa mia si respirava calcio, questione di DNA. A cinque anni ero già iscritto alla Settignanese e da lì è iniziata la mia cavalcata, fino ad arrivare in serie A. Il fatto di essere figlio d’arte l’ho sempre vissuto bene, non l’ho sentito né come un privilegio particolare né come un peso. A calcio non ti fanno giocare perché sei figlio d’arte, ti fanno giocare se sei forte: conta il merito, solo il merito. I giovani in Italia? Giocatori come Barella, Locatelli, Cutrone, lo stesso Romagna del Cagliari, sono pronti sia tecnicamente che fisicamente. Avranno un futuro veramente importante perché hanno tutte le potenzialità per diventare grandi campioni”.
“Chi vince lo scudetto? Faccio fatica a dirglielo perché quest’anno è veramente una battaglia. Non ho mai tifato per una squadra però ero molto appassionato del Milan dei campioni, quello con Kakà, che è sempre stato il mio idolo. L’allenatore più importante? Per me sarà sempre Paulo Sousa. Ispirazione? Da Sanè, mi piace molto, ma anche Robben, Ribery, esterni che con il lavoro sono arrivati a raggiungere obiettivi veramente alti. Però dico Sané perché ha solo un anno in più di me e a questa età gioca in una squadra che punta a vincere la Champions… Io a vita in viola? Questo non lo so perché penso solo al presente, il resto verrà” ha concluso.
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