Lunga intervista di Mino Raiola che si è soffermato su alcuni dei suoi assistiti più importanti: su tutti Haaland e Paul Pogba
Erling Haaland è probabilmente insieme a Kylian Mbappe il prospetto più importante del calcio mondiale. Attaccante cinico, freddo e spietato sottoporta capace già in tenera età di fare la differenza prima col Salisburgo e poi col Borussia Dortmund anche sul palcoscenico importante della Champions League. Numeri clamorosi quelli della stella norvegese che è probabilmente l’assistito in maggiore ascesa della scuderia di Mino Raiola. Lo stesso agente ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni della ‘BBC’: “Non credo ci sia una correlazione tra gli stipendi percepiti dai migliori giocatori, le commissioni degli agenti e la crisi. Per i talenti straordinari c’è sempre spazio. E’ normale che tutti pensano che Haaland sia una stella futura del calcio in quanto è difficile fare quello che fa alla sua età. Sarà una delle future stelle del prossimo decennio perchè vediamo che stelle come Ibrahimovic, Ronaldo e Messi stanno arrivando a un’età in cui tutti si chiedono: ‘Per quanto tempo possiamo ancora goderceli?’. Quindi tutti cercano la nuova generazione. Solo un massimo di 10 club possono permettersi di acquistare Haaland e quattro di questi sono squadre di Premier League. Non credo ci sia un allenatore o direttore sportivo al mondo che direbbe non sono interessato a lui. E’ come dire che un team di Formula 1 non sarebbe interessato ad avere Hamilton”.
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Raiola ha quindi spostato il tiro su Pogba provando a chiudere una vecchia polemica: “Ho solo espresso un’opinione, non volevo creare problemi. Non penso che grandi calciatori come Pogba o Solskjaer che ha vinto tutto in carriera possano essere destabilizzati da quello che dice Raiola. Ma vorrà dire che non ne parlerò più. Rende la vita un p0′ noiosa ma va bene così. Ogni volta che dico la mia opinione tutti in Inghilterra impazziscono. I club sono così stressati dal pubblico e dai giornalisti che ho imparato a non parlarne molto”.
Infine sulle critiche delle persone in merito al suo operato: “Non è bello sentire sempre questo preconcetto. Mentirei se dicessi che non mi dà fastidio. Ma come può la gente giudicare se sono stato un buon agente ad esempio per Ibrahimovic. L’unico che può dirlo è Ibra stesso. Il mio lavoro è fare l’affare migliore per il mio giocatore, nulla più. I miei assistiti non mi chiamano parassita ed è per questo che lavoro”.
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