Esonero Pioli, i motivi dell’addio sempre più probabile

Tutti in discussione al Milan, compreso Stefano Pioli che rischia l’esonero: dipenderà molto dalla qualificazione o meno alla prossima edizione della Champions League

Pioli, adesso la panchina è davvero a rischio
Stefano Pioli, allenatore del Milan © Getty Images

Stefano Pioli rischia concretamente l’esonero da parte del Milan. Solo qualche settimana fa sembrava qualcosa lontana da ogni immaginazione, impossibile, invece adesso la situazione è radicalmente cambiata. Tutti, Paolo Maldini in primis, difendono l’operato del tecnico, ma si sa che nel calcio contano i risultati e quanto sta accadendo ai rossoneri ha del paradossale. Campioni d’inverno a metà gennaio, scivolati al quinto posto (causa classifica avulsa negativa con Napoli e Juventus, attualmente insieme al terzo posto). Una caduta libera incomprensibile, frutto di un girone di ritorno con una media punti da metà classifica e un rendimento interno pessimo. L’impressione è che lo spartiacque in negativo sia stato la sconfitta di La Spezia, ma restano difficili da comprendere tutti i punti persi con le grandi. Il ko contro i liguri ha minato le certezze dell’ambiente, le battute d’arresto con Atalanta, Juventus, Inter, Napoli (tutte a “San Siro”) hanno contribuito ad uscire dalla zona Champions.

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Polveriera Milan, neanche Pioli è più sicuro di restare: tutto dipenderà dalla Champions                   

La squadra è sembrata troppo discontinua, alternando buone prestazione a cadute clamorose, come quella dell’Olimpico contro la Lazio che ha rimesso in gioco tutto. Certamente i tanti infortuni (Ibrahimovic su tutti) non hanno aiutato, ma nel girone d’andata i rossoneri sembravano aver raggiunto quella maturità da grande che, invece, ancora manca. Inevitabile mettere sul banco degli imputati Pioli, allenatore considerato “normalizzatore”. Il tecnico, sfruttando tanti fattori positivi, ha plasmato una creatura per certi versi perfetti, ma il “giocattolo” è durato meno di un anno. Adesso, molte delle sue scelte, guardandosi indietro, appaiono discutibili e sono in tanti che gli imputano soprattutto due cose. Non saper leggere le partite (cambi troppo difensivi con la squadra in vantaggio e poca capacità di osare quando ci si trova sotto). Ma anche il non intuire quando un calciatore ha bisogno di riposare, concedendogli una pausa, nonostante la sua utilità in campo (Kessie fa giurisprudenza in tal senso). Non resta che attendere la fine della stagione e vedere dove si troverà il Milan, poi si faranno i conti.